Che cosa fare e come farsi aiutare dentro e fuori dalla scuola
Speciale dislessia.
Per chi soffre di dislessia, (o della meno nota discalculia) evolutiva,
non è difficile prevedere che siano cominciate, già dai primi giorni di scuola, le prime difficoltà . Specie se il bambino è per la prima volta alle prese con l’istituzione scolastica o si trova a fronteggiare un cambio di ciclo o di insegnanti. Per capire che cos’è la dislessia evolutiva, e in generale tutte le varie forme di «dis» (oltre alla discalculia, la disgrafia, la disortografia) e quanti siano i bambini realmente colpiti da questi disturbi dell’apprendimento che nulla hanno a che fare con il quoziente intellettivo e la presunta supposta «pigrizia» degli allievi vale la pena approfondire alcuni aspetti «pratici» che si trovano ad affrontare genitori e insegnanti, naturalmente alla luce di quello che «prescrive» la legislazione.
COSA DICE LA LEGGE -
Proprio la Legge, perché nell’ottobre 2010 una legge ha riconosciuto come disturbi specifici dell’apprendimento dislessia, discalculia, disgrafia e disortografia, e le successive linee guida del 2011 hanno stabilito gli strumenti e le attenzioni cui hanno diritto bambini e ragazzi affetti da questi problemi. Sono poi gli specialisti, cui è affidata la diagnosi di questi disturbi a doverla accompagnare a un elenco degli interventi che ritengono necessari per ogni singolo caso. Ma vediamo come ci si deve comportare se si ha il sospetto che ci sia qualcosa che non va. Ecco le risposte che ci hanno dato all’Università di Modena e di Reggio Emilia, tra le prime, nel 2004, ad aprire le porte di ragazzi «dis» e che ha da anni uno specifico «servizio di accoglienza» per i loro ragazzi con «dsa».
CHI FA LA DIAGNOSI
- A chi ci si deve rivolgere per avere una diagnosi se si sospetta una di dislessia o qualsiasi altra forma di «disturbo», perché non affatto detto che la presenza di uno comporti per forza la presenza anche di altri ? «Per la diagnosi, a seconda dell’età del ragazzo per il quali si ipotizza un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA), ci si deve rivolgere a una neuropsichiatria infantile territoriale, ospedaliera o universitaria, o a uno specialista in Neuropsichiatra infantile o Psicologo dello sviluppo convenzionato con l’ASL». Insomma , in buona sostanza, conviene rivolgersi alla Asl di appartenenza. Va tenuto in considerazione anche il fatto che non è più valida, ai fini istituzionali, la diagnosi di privati a meno che no venga convalidata dal SSN. Ma prima di rivolgersi alla Aslimmagino, ci voglia una richiesta da parte del pediatra? «Sì la richiesta parte sempre dal pediatra o dal medico di famiglia a seconda dell’età del ragazzo, in accordo naturalmente con i familiari, spesso indirizzati a effettuare questo approfondimento dalle segnalazioni e dalle valutazioni ricevute dagli insegnanti».
COSA DIRE ALLA SCUOLA
- E una volta che si ha la diagnosi in mano che cosa accade? «Una volta che si ha la diagnosi, non resta, come è ovvio, che presentarla a scuola. A questo punto l’alunno potrà contare su un duplice livello di intervento: potrà essere inserito in un progetto riabilitativo specifico per un programma riabilitativo mirato, oppure usufruire delle misure dispensative e degli «strumenti» compensativi (vedi tabella) stabiliti dal profilo funzionale contenuto nella diagnosi specialistica. Strumenti stabiliti dalla Legislazione vigente, ovvero la legge 170/2010 e le successive emanazioni, come ad esempio l’accordo tra Governo, Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano su «Indicazioni per la diagnosi e la certificazione dei Disturbi specifici di apprendimento (DSA) del 25 luglio 2012. Finalmente, grazie a questi interventi, il legislatore ha dato dignità clinica a una situazione che fin troppo spesso veniva scambiata per scarso impegno e insofferenza all’ambiente scolastico se non per scarsa intelligenza. Ora il disturbo di apprendimento viene riconosciuto e trattato come un qualunque altro disordine dello sviluppo».
COSA PUO’ E DEVE FARE LA SCUOLA
- Ma a scuola, in pratica, che cosa accade? «La scuola deve utilizzare tutti gli strumenti che permettono al ragazzo di raggiungere una maggiore autonomia e indipendenza nello studio redigendo - come prevede la legge - un Piano didattico personalizzato, nel quale sono riassunte le caratteristiche cliniche e funzionali dell’alunno e le misure compensative dispensative e gli eventuali strumenti compensativi atti a motivare lo studente con DSA allo studio all’apprendimento. Il tutto per metterlo in grado di vivere più serenamente l’ambito educativo-didattico - e di formarsi adeguatamente». E se la scuola non si attiva e non rispetta la normativa che si fa?«Innanzitutto ci si può rivolgere al referente per i DSA della scuola (dovrebbe essere una figura presente in tutti gli istituti scolastici) e parlare con il dirigente scolastico per risolvere internamente la questione. Qualora ciò non avvenga, si può contattare il dirigente dell’ufficio scolastico provinciale (USP) che potrebbe fare intervenire un ispettore».
SPECIALISTI, ESPERTI ED ASSOCIAZIONI
- Sono «obbligatori» dei contatti tra chi ha stilato la diagnosi e la scuola? «No, non sono obbligatori, ma sono auspicabili e vengono di regola effettuati. La scuola può, infatti, richiedere ulteriori dettagli, informazioni e suggerimenti allo specialista che ha redatto la diagnosi. Di fatto, gli outcome migliori, vale a dire le risposte più efficaci al lavoro svolto in ambiente scolastico, sono stati ottenuti proprio quando è stata più stretta la collaborazione tra contesto clinico e scolastico. E se a scuola, pur con tutta la buona volontà , non sanno che pesci pigliare, chi possono rivolgersi gli insegnati per avere indicazioni pratiche e chiarimenti? «Gli insegnanti possono rivolgersi agli specialistied esperti di DSA o alle associazioni presenti in Italia costituite dai familiari di ragazzi con DSA. Per esempio , e solo per esempio: Airipa ; Polo Apprendimento;Cnis ; Aid. Ma la Asl non è «obbligata» a fornire una sorta di consulenza? «L’Asl fornisce informazioni e suggerimenti per tutti gli studenti con DSA di cui ha redatto la diagnosi in cui già , come si è detto, vengono indicate le misure dispensative e gli strumenti compensativi utili. Informazioni e suggerimenti nascono all’interno di équipe multidisciplinari nelle quali compaiano almeno un neuropsichiatra infantile, un neuropsicologo dello sviluppo oppure uno psicologo dell’apprendimento e un logopedista».
Centro Psicologico/Logopedico Accreditato Amamente Milano
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Articolo di Daniela Natali
http://www.corriere.it/scuola/speciali/2013/dislessia/notizie/i-dubbi-legge-diritti-bambini-dislessici-1d1f3086-2f3a-11e3-bfe9-e2443a6320c1.shtml