E’ possibile aiutare un figlio adolescente in crisi?
I genitori sono gli attoniti spettatori di questo processo che si svolge sotto i loro occhi. Il sentimento prevalente è spesso quello di soffrire per il fatto di sentirsi
impotenti nell’aiutare il figlio/a a superare le sue difficoltà o nell’alleviare perlomeno le sue sofferenze. Tutto questo può unirsi alla rabbia per la sensazione che sia proprio lo stesso figlio a considerare inutile, e spesso indesiderata, la loro partecipazione a questo suo percorso.
È sbagliato considerare i sintomi adolescenziali in un’ottica di patologia. A seconda di come si presentano ed evolvono le difficoltà ed i conflitti, è necessario valutare se vi siano le indicazioni per giustificare delle preoccupazioni oppure se considerarle come un processo fisiologico.
In quest’ultimo caso l’adolescente necessità soprattutto di essere ascoltato, considerato ed accettato nella sua individualità .
Per i genitori la difficoltà maggiore consiste certamente nel cercare di mantenere la giusta distanza, una nuova modulazione fra la presenza emotiva di cui ancora gli adolescenti fortemente necessitano (anche se in forma “fantasmatica”, una sorta di presenza “a chiamata”) ed un movimento verso il “farsi da parte”, per permetter loro di acquisire la necessaria autonomia ed identificazione. L’impegno e la fatica richiesti ai genitori in questo momento sono enormi, è perciò necessaria un’attenzione anche alle loro difficoltà e non solo a quelle del figlio.
Genitori più sereni, con più strumenti di comprensione ed intervento, possono riuscire meglio nel compito di sostenere il figlio adolescente perché possa ad es. investire su nuovi legami senza sentirsi in colpa nei confronti dei propri genitori e favorire la delicata fase di negoziazione dei tempi e degli spazi da dedicare a studio, amici e famiglia.
Nel caso invece in cui la situazione sembri giustificare un livello di preoccupazione elevato, si può evidenziare la necessità di accedere ad una consulenza, che può essere risolutiva, si capisce cioè come affrontare il problema o che magari semplicemente il problema non esiste, o portare a valutare un percorso, che aiuti l’adolescente ad affrontare l’uscita dall’infanzia e l’ingresso nel mondo adulto con una maggiore conoscenza di sé e una maggiore sicurezza in se stesso.
Lo psicologo, in base alle peculiarità del caso, può ritenere utile un lavoro individuale con l’adolescente o consigliare una serie di incontri cui partecipano solo i genitori, oppure coordinare i due interventi, al fine di aiutare il nucleo a trovare nuove e più funzionali modalità di relazione e comunicazione.
Bisogna poi dire che spesso il ragazzo/a non si rende disponibile personalmente alla partecipazione ad un determinato percorso e bisogna quindi valutare l’opportunità di lavorare soltanto con i genitori, alleviando la loro fatica, supportandoli nella loro funzione genitoriale in questa difficile fase di vita della famiglia, che si svolge generalmente in un momento di cambiamento anche della fase di vita personale del genitore.
Centro Psicologico specialistico Amamente Milano.
Dott.ssa Anna La Guzza
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Dr.ssa Laura Nannucci http://www.psicoterapiarca.it/186_0/default.ashx#1