DISTURBI ADOLESCENZIALI. CONFLITTI DI RUOLO

I conflitti di ruolo
Nella nostra vita di esseri umani, molto spesso ciò che fa emergere un conflitto non sono due oggetti o due situazioni, quanto le richieste inconciliabili che provengono dai diversi modelli valoriali
e di comportamento che presuppongono i vari ruoli che ricopriamo nella nostra vita. 
Fra i conflitti di ruolo, si tendono a distinguere i conflitti intra-ruolo (quando le attese da parte di diversi attori sociali nei confronti dello stesso ruolo sono parecchio discordanti) e conflitti inter-ruoli (quando uno stesso individuo ricopre più ruoli che prescrivono attese e comportamenti fra loro discordanti e inconciliabili).

Alcuni dei conflitti di ruolo più tipici della nostra società sono ad esempio quello in cui si trova l’adolescente, diviso fra le esigenze di autonomia che gli richiede il suo ruolo di individuo adulto e quelle di protezione e dipendenza che gli richiede il suo ruolo di figlio, oppure quello delle donne,spesso divise fra il ruolo domestico e quello professionale oppure nelle transizioni di genere, o nell’emigrazione e nei trapianti sociali. Molto spesso questi conflitti, che come abbiamo detto possono riferirsi a sfere particolari della vita di un individuo, possono generare un tale calo dell’autostima e della fiducia in se stessi da allargarsi ad altre sfere, fino a colpire addirittura l’intera persona, in un fenomeno noto come “ego-diffusion” (non so più chi sono e in cosa credo).

La situazione di marginalità, ossia la situazione in cui si trova un individuo che si trovi a far parte contemporaneamente a due o più gruppi differenti, con richieste incompatibili può essere risolto attuando varie strategie:
1) Separazione: consiste nel tentativo di scindere in vari modi (nel tempo e nello spazio) i due ruoli contrastanti. La separazione può agire anche a livello profondo, attraverso un meccanismo che porta a distaccarsi interiormente da uno o più dei ruoli in conflitto (in genere quelli sentiti come colpevoli). 

Spesso i ruoli scartati possono essere proiettati su di un Io ausiliario. Questo tipo di separazione non viene attuata attraverso una negazione in toto dell’azione, ma solo attraverso una negazione della propria responsabilità. Nei casi più gravi, invece, uno dei due ruoli può essere completamente rimosso, con grandi conseguenze per l’equilibrio psichico dell’individuo.

2) Compromesso: esso coinvolge a sua volta 3 meccanismi:
a) rimandare l’azione ed attendere che uno dei gruppi in conflitto attenuti le sue richieste
b) ristrutturare il ruolo stesso al fine di creare una definizione del ruolo compatibile con entrambi i gruppi di richieste
c) usare un ruolo contro l’altro.

3) Fuga: il soggetto può semplice abbandonare uno dei ruoli in conflitto. Questo richiede due meccanismi:
a) fuga dal campo o dalla situazione globale, per cui il soggetto abbandona completamente l’ambiente sociale in cui i consumava il conflitto fra ruoli.
b) rifugio nella malattia, che rappresenta una scusante socialmente accettata.

Anche la società stessa sviluppa dei meccanismi istituzionalizzati per limitare le occasioni di conflitto:
1) Separazione nel tempo: ogni ruolo ha una sua struttura particolare che entra in gioco isolatamente mentre le strutture degli altri ruoli restano latenti.
2) Gerarchia dei livelli di obbligatorietà dei ruoli: la società pone i vari ruoli in una sorta di scala valoriale (ad esempio la situazione di lutto esenta dallo svolgimento dei ruoli professionali).
3) Separazione dei ruoli: alcuni ruoli sono preservati dall’influenza di altri ruoli da sistemi di regole più o meno codificate. Si pensi al ruolo svolto dai dettami del codice deontologico, che vieta ai chirurghi di operare sui parenti fino al terzo grado, evitando così un conflitto fra il ruolo professionale e quello familiare e di parente.

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