Attenzione è anche apprendimento.
Tale ad esempio nel mondo
animale è la selezione degli stimoli che rinviano al cibo, il livello di attivazione dell'attenzione in presenza di un pericolo, l'impiego dell'attenzione diffusa in chiave organizzativa per gli animali che vivono in gruppo.
Queste caratteristiche valgono anche per il mondo umano, come hanno dimostrato gli esperimenti di riflessologia e di psicologia del comportamento; in questo ambito, oltre al riflesso di orientamento caratterizzato da un aumento della tensione muscolare, di azionamento dei canali percettivi verso lo stimolo, assunzione di una specifica postura, sono stati studiati con appositi test la qualità di apprendimento in condizioni di attenzione concentrata e di attenzione diffusa.
I risultati hanno trovato applicazione in ambito pedagogico e della psicologia dell'età evolutiva dove si è potuto constatare che l'attenzione del bambino è prevalentemente spontanea fino ai sette anni, con conseguente comportamento fluttuante e scarsa capacità di applicarsi a un'attività strutturata in modo consapevole.
Dagli otto agli undici anni, quando il bambino è in grado di orientare la sua attività verso un oggetto specifico compare l'attenzione volontaria che, in ambito educativo e scolastico, necessita di essere stimolata con incentivi e accorgimenti che vanno dalla facilità e dalla familiarità del contenuto a relazioni più complesse e mutevoli, seguendo strategie opportunamente messe a punto.
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