IDENTIFICARE I BAMBINI A RISCHIO DISLESSIA

Innanzitutto, l’osservazione del bambino che evidenzia qualche difficoltà
inattesa nell’acquisizione della letto-scrittura deve essere condotta con verifiche appropriate, sistematiche e periodiche. Non basta sentir leggere il bambino per una volta, e non si può valutare la capacità di lettura con qualsiasi testo o lista di parole.
Vi sono fattori linguistici che influenzano in misura molto consistente la possibilità di leggere e riconoscere una parola. La frequenza d’uso di una parola nel lessico infantile e il suo valore d’immagine (cioè il grado di concretezza) sono molto importanti, per cui, a parità di lunghezza e di complessità ortografica, è nettamente più facile leggere una parola frequente e facilmente immaginabile come cane, rispetto alla parola poco frequente e molto astratta pena. Anche se entrambe sono costituite da quattro lettere, la scarsa rappresentabilità della parola pena nel lessico dei bambini, ne rende difficile il riconoscimento. 
Un altro fattore importante è la lunghezza della parola. E’ molto più facile leggere la parola cane, piuttosto che la parola albero, a causa del maggior numero di lettere da leggere e da convertire in suoni. Inoltre è tanto più difficile ricostruire una parola attraverso la fusione di suoni singoli disposti in sequenza, tanto maggiore è il numero di per cui la differenza di difficoltà deriva unicamente dalla quantità di lettere da esaminare e di suoni da fondere.
Un altro elemento che interferisce con la facilità di leggere una parola è la complessità ortografica
La parola matita, è più facile da leggere della parola strada. Pur avendo lo stesso numero di lettere costituenti, la parola strada accosta una serie di suoni più difficili da pronunciare insieme rispetto alla parola matita. Nella parola matita, l’alternanza di consonante e vocale è regolare e questo facilita certamente la ricostruzione della parola per via sillabica. Anche se la parola strada è composta da due sole sillabe, la sua ricostruzione attraverso la lettura richiede ad un principiante maggior impegno, poiché la formazione di una sillaba complessa è certamente più laboriosa, rispetto alla sillaba semplice (detta anche sillaba piana). 
Ovviamente questi fattori di complessità possono anche comparire tutti insieme, amplificando in tal modo gli effetti che abbiamo appena descritto.
Così mano, sarà di gran lunga più facile da leggere delle parole accordo, oppure azzardo, proprio perché breve, ad alta frequenza, alto valore d’immagine e bassa complessità ortografica. 
Per fare un bilancio accurato delle difficoltà di lettura del bambino bisogna saper graduare le difficoltà e questa gradazione deve essere considerata anche quando si attribuisce al bambino il cosiddetto compito.
Un bambino che ha difficoltà di acquisizione della lettura si eserciterà più facilmente e con maggiore profitto se deve leggere parole semplici, brevi, frequenti e immaginabili, piuttosto che parole complesse e sconosciute. Nel primo caso potrà infatti appoggiarsi sulle sue conoscenze lessicali per compensare le difficoltà di decifrazione o di fusione dei suoni, mentre nel secondo caso troverà ulteriori ostacoli. 
E’ importante ricordare che, se il metodo di insegnamento non ha alcun effetto sull’origine della dislessia, il tipo di proposte che vengono fatte ai bambini possono facilitare l’acquisizione, oppure complicarla ulteriormente.
Molto spesso gli insegnanti cercano strumenti sofisticati di facilitazione, o sollecitano interventi specialistici, trascurando le facilitazioni più comuni e al tempo stesso più importanti ed efficaci in quanto coinvolgono i processi di base e vengono introdotte nell’attività quotidiana. 
La severità di un deficit non dipende solo dalla gravità specifica di un disturbo, ma anche dall’impatto con gli stimoli che vengono proposti.
Per esempio il disturbo motorio lieve acquista gravità quando il portatore è costretto a muoversi in un ambiente difficile, come una salita ripida o un edificio senza ascensori o scivoli. Analogo discorso deve essere fatto per l’ambiente didattico che un dislessico trova in classe, in particolare per le difficoltà linguistiche che gli vengono proposte. I fattori di complessità linguistica hanno per i dislessici lo stesso effetto delle barriere architettoniche per il disabile motorio: La rimozione di queste difficoltà non risolve i suoi problemi, ma agevola il raggiungimento dell’autonomia.  
Attenzione al carattere utilizzato
Un altro fattore di complessità è costituito dall’impiego di diversi tipi di carattere per rappresentare le lettere. E’ consuetudine della maggior parte degli insegnanti presentare contemporaneamente tutti i caratteri in cui può comparire una lettera. La maggior parte dei bambini non incontra difficoltà ad apprendere corrispondenze multiple, ma i dislessici, che hanno bisogno di grande stabilità per imparare le corrispondenze tra i segni e i suoni, incontrano molti ostacoli dalla presentazione simultanea di caratteri diversi usati per rappresentare graficamente lo stesso suono.  
Del resto questo tipo di scelta contraddice un principio fondamentale dei processi di acquisizione: una competenza è tanto più facile da apprendere quanto maggiore univocità vi è tra le corrispondenze. Il bambino inizialmente impara una solo parola per denominare un oggetto e solo successivamente ne scopre i sinonimi. Insegnare contemporaneamente i quattro modi per scrivere la a o la b corrisponde a insegnare contemporaneamente ad un bambino le parole e i loro sinonimi. 
I dislessici, a causa delle difficoltà sopra brevemente accennate, non sono in grado di apprendere il corsivo e riescono invece ad utilizzare con più facilità lo stampato maiuscolo in quanto più stabile e più facile da discriminare dal punto di vista percettivo. Andare incontro alle loro difficoltà significa consentire loro di utilizzare il carattere più facile e congeniale invece che insistere sulla necessità di un adeguamento al metodo, o comunque alle esigenze dell’insegnante. 
L’obiezione più comune che viene rivolta a questa piccola variante didattica che abbiamo preso ad esempio, è che il bambino, leggendo o scrivendo in stampato maiuscolo si sente diverso dagli altri. Forse che non si sentirà diverso dagli altri quando, dopo qualche mese, constaterà che i compagni scrivono e leggono speditamente mentre egli arranca producendo sgorbi incomprensibili anche a se stesso?
Il problema della diversità è un falso problema che a volte nasconde la difficoltà dell’insegnante ad adottare strategie di insegnamento diverse all’interno della classe. 
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Bibliografia
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