FACCIAMO IL PUNTO SU L'ENCOPRESI NEI BAMBINI



Facciamo il punto su: l'Encopresi, ovvero quando il bimbo si fa la pupù addosso
pubblicata da  Psicologa Dei Bambini Milano


Si tratta di una forma di "incontinenza" che può interessare i piccoli in età scolare (quasi sempre maschi). La causa è da ricercare in possibili disagi psicologici del bambino, talvolta transitori, ma che possono richiedere la collaborazione degli esperti per risolvere definitivamente il problema.


Che cos’è l’encopresi?


L’encopresi è un disturbo cronico, caratterizzato dall’emissione involontaria e spesso inconsapevole di feci.
L’età di insorgenza è in genere quella scolare (6-8 anni).


Il bambino encopretico è preoccupato per la sua incontinenza ed in genere le ore della sua giornata sono piene di ansia, senso di colpa, paura di essere scoperto o accusato; più di rado mostra un'apparente indifferenza al sintomo o sviluppa comportamenti di dissimulazione o accumulo (nasconde le mutande o conserva le feci); ancor più raramente il sintomo mostra un atteggiamento provocatorio (esibizione della biancheria sporca).
Il disturbo si manifesta generalmente nelle ore diurne ed è più frequente nei maschi.

Si distingue una encopresi primaria e una secondaria in relazione all’acquisizione o meno del controllo fisiologico.
Rientra nella forma primaria il bambino che non ha mai raggiunto il controllo dello sfintere anale per un periodo sufficientemente lungo (qualche mese), in quella secondaria il bambino che ricomincia a perdere le feci dopo aver avuto un periodo di controllo (di qualche mese).

 Quali sono le cause?

Nella tabella di Levine (Levine: Pediatric clinic North America 29, (2), 1982) vengono evidenziate le cause riunite sulla base del tempo di comparsa:
1) prima infanzia: costipazione infantile semplice, eccessive preoccupazioni dei genitori, anomalie congenite ano-rettali, problemi ano-rettali acquisiti (ad es. ragadi);
2) età dai 2 ai 5 anni: addestramento alla toilette eccessivamente aggressivo, o estremamente permissivo, defecazione dolorosa persistente, paura o idiosincrasia della toilette;
3) prima età scolare: paura del bambino della scuola, gastroenterite prolungata e grave, deficit dell’attenzione con scarsa aderenza ai compiti (ad es. defecazione incompleta), intolleranze alimentari o eccessiva nutrizione, stile di vita frenetico, stress psicosomatico.

Esistono i fattori complicanti derivati da un errato approccio al problema da parte dei genitori e o del pediatra, che a volte sembrano non comprendere con chiarezza il senso di imbarazzo del bambino e tormentano con domande o consigli inopportuni o inutili perché non tengono in considerazione alcuni aspetti peculiari presenti nel disturbo:
· il bambino con encopresi afferma che non sente il bisogno di defecare, ha difficoltà ad avvertire l’odore dei suoi “prodotti”;
· il bambino con encopresi in genere non conosce altri bambini con lo stesso problema e tende dunque ad isolarsi (i problemi di bambini con deficit dell’attenzione invece, tendono ad essere pubblicizzati e riconosciuti);
· il bambino con encopresi vive con la paura di essere smascherato, in particolare di fronte ai coetanei e quindi si appropria di un’ampia gamma di strategie che dovrebbe aiutarlo a “salvare la faccia” e comunque a contenere le intense emozioni che circondano il problema (atteggiamenti di indifferenza e/o isolamento).

I fattori che intervengono nella genesi del problema, dall’esame della tabella di Levine, sono:
· organici: costipazione cronica megacolon, malattie gastrointestinali,
· cognitivi: disturbi dell’apprendimento, deficit cognitivi,
· psicologici: alterati rapporti familiari ed in particolare atteggiamenti iperprotettivi, aspettative e/o richieste eccessive da parte dei genitori, ansia esperienze di abuso passate o presenti.


Il sintomo encopretico su base psicogena può segnalare uno stato di disagio del bambino che utilizza il corpo per esprimere lo stato di angoscia e di aggressività percepita nel doversi adeguare alle richieste dei genitori o può assumere un significato francamente oppositivo con il rifiuto da parte del bambino di aderire al modello educativo proposto dai genitori.
L’encopresi funzionale tendente a richiamare le attenzioni e le cure dei genitori è meno frequente.

Come si fa la diagnosi?

È necessaria una revisione completa dell’anamnesi comportamentale, evolutiva e patologica, ricavare se esistono cause organiche (megacolon congenito) e individuare l’età di insorgenza (vedi tabella di Levine).
Un esame fisico completo è necessario per escludere problemi organici specifici.

È importante valutare la salute mentale del bambino (e a tal proposito può rivelarsi utile l’uso di scale comportamentali standardizzate) ed in particolare evidenziare se si sia sviluppata una depressione secondaria al disturbo; occorre valutare le influenze familiari relative al problema e occorre da parte dei genitori e dei medici un approccio corretto al problema evitando di apportare fattori complicanti (esami traumatici, domande o consigli inutili, atteggiamenti inadeguati).

Quale terapia viene attuata?

L’encopresi primaria richiede la collaborazione del pediatra, neuropsichiatria, psicologo volta a fornire interventi correttivi nell’ambito familiare e a volte una psicoterapia del bambino.

L’encopresi secondaria assume un carattere transitorio ed in genere assume una valenza regressiva, reattiva ad un disagio correlato ad episodi che riguardano la vita del bambino (separazione coniugale, nascita di un fratellino, ingresso al mondo della scuola, lutti).
Importante nella terapia è spiegare accuratamente il problema al bambino e ai suoi genitori che dovrebbero essere informati del fatto che molti altri coetanei hanno lo stesso problema; che non si tratta di una colpa e che seppure con sforzo si può ristabilire completamente la normale funzione intestinale.



Centro Psicologico Accreditato Amamente Milano

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a cura della Dott. ssa Maria Chiara Castiglioni